Quando si affronta l'ultimo passaggio
La morte di un famigliare anziano

30 giugno 2012 - Francesca Broccoli
Qual è la caratteristica saliente che contraddistingue l'età anziana da tutte le altre?
Di essere definitivamente l'ultima, di non vedere altre successive fasi di vita.
Mai come durante l'età anziana -che ormai può durare anche decine di anni, contrassegnati di eventi dinamici e vitali- ci si trova a fare i conti con la morte.
La morte sollecita inevitabilmente l'anziano e i suoi familiari a confrontarsi con i temi della separazione definitiva, del distacco senza riparazioni, della perdita e del dolore della fine.
Cosa comporta un passaggio tanto forte e delicato insieme all'interno della famiglia? Come si affronta?
Si può dire che l'invecchiamento della generazione più anziana attivi una sorta di percorso di preparazione che investe e coinvolge tutta la famiglia, che ha inizio ben prima dell'evento critico "morte". Tale percorso si concretizza nella trasmissione del bagaglio culturale, delle eredità morali e del patrimonio materiale della famiglia da una generazione all'altra: una trasmissione non automatica né semplice, che comporta un lungo e impegnativo lavoro psichico sia per i più anziani, che devono lasciare andare tutto il patrimonio emotivo, spirituale e materiale custodito nel tempo, sia per i figli che devono accoglierlo, farlo proprio, rielaborarlo e rinnovarlo.
Si tratta di un lavoro congiunto, che può realizzarsi solo attraverso un attivo processo di riconoscimento reciproco. Da una parte (figli adulti) si acquisisce un ruolo di primo piano, con tutte le responsabilità e la presa in carico di generazioni precedenti e successive che questo comporta, dall'altra (genitori anziani) si investe e si legittima, con fiducia e malinconia.
Se tale processo ha luogo con successo si produce un cambiamento dei ruoli e delle gerarchie familiari. Tale modificazione degli equilibri si accompagna a segnali che qualificano come la transizione sta avvenendo:
-rifiuto, rabbia, rancore sono indicatori negativi;
-gratitudine, inclusione, riconoscimento sono segnali positivi.
Naturalmente tali segnali sono l'esito della storia della famiglia, non emergono casualmente né improvvisamente.
Uno degli elementi decisivi nel percorso di transazione è la capacità di tenere aperto il dialogo tra passato, presente e futuro, così come la capacità di mantenere vivo il dialogo tra vivi e morti, perché le voci di chi non c'è più continuino ad essere preservate, richiamate e tramandate da chi è rimasto. In questo modo non si assolutizza la perdita e il passaggio legato alla morte si integra di significati connessi al ricevere, al rinnovare, al ricordare e allo scambiare.
Qual è la caratteristica saliente che contraddistingue l'età anziana da tutte le altre?
Di essere definitivamente l'ultima, di non vedere altre successive fasi di vita.
Mai come durante l'età anziana -che ormai può durare anche decine di anni, contrassegnati di eventi dinamici e vitali- ci si trova a fare i conti con la morte.
La morte sollecita inevitabilmente l'anziano e i suoi familiari a confrontarsi con i temi della separazione definitiva, del distacco senza riparazioni, della perdita e del dolore della fine.
Cosa comporta un passaggio tanto forte e delicato insieme all'interno della famiglia? Come si affronta?
Si può dire che l'invecchiamento della generazione più anziana attivi una sorta di percorso di preparazione che investe e coinvolge tutta la famiglia, che ha inizio ben prima dell'evento critico "morte". Tale percorso si concretizza nella trasmissione del bagaglio culturale, delle eredità morali e del patrimonio materiale della famiglia da una generazione all'altra: una trasmissione non automatica né semplice, che comporta un lungo e impegnativo lavoro psichico sia per i più anziani, che devono lasciare andare tutto il patrimonio emotivo, spirituale e materiale custodito nel tempo, sia per i figli che devono accoglierlo, farlo proprio, rielaborarlo e rinnovarlo.
Si tratta di un lavoro congiunto, che può realizzarsi solo attraverso un attivo processo di riconoscimento reciproco. Da una parte (figli adulti) si acquisisce un ruolo di primo piano, con tutte le responsabilità e la presa in carico di generazioni precedenti e successive che questo comporta, dall'altra (genitori anziani) si investe e si legittima, con fiducia e malinconia.
Se tale processo ha luogo con successo si produce un cambiamento dei ruoli e delle gerarchie familiari. Tale modificazione degli equilibri si accompagna a segnali che qualificano come la transizione sta avvenendo:
-rifiuto, rabbia, rancore sono indicatori negativi;
-gratitudine, inclusione, riconoscimento sono segnali positivi.
Naturalmente tali segnali sono l'esito della storia della famiglia, non emergono casualmente né improvvisamente.
Uno degli elementi decisivi nel percorso di transazione è la capacità di tenere aperto il dialogo tra passato, presente e futuro, così come la capacità di mantenere vivo il dialogo tra vivi e morti, perché le voci di chi non c'è più continuino ad essere preservate, richiamate e tramandate da chi è rimasto. In questo modo non si assolutizza la perdita e il passaggio legato alla morte si integra di significati connessi al ricevere, al rinnovare, al ricordare e allo scambiare.